PAOLO BIELLI APNEA / ANNA COCHETTI
CRITICA - ottobre 16, 2025 - 0 Comments
À rebours: Riflesso d’artista nello specchio del tempo…
“La vera ‘bellezza’ risiede nel rivelare il ‘vero aspetto della realtà’
e ‘la natura essenziale dei fenomeni’ della propria vita,
un risultato molto più profondo e duraturo di qualsiasi apparenza esteriore”
(Daisaku Ikeda)
“Tempo verrà / in cui, con esultanza, / saluterai te stesso arrivato /
alla tua porta, nel tuo proprio specchio / e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro…”
(Derek Walcott, Amore dopo Amore,
in Narciso, La passione dello sguardo, a cura di Sonia Macrì, 2020)
Appartato, un intenso foto-ritratto (1985) di un pensieroso artista da giovane – appena violato da rapidi segni di cancellature o, quasi, rimozioni – introduce lo sguardo del visitatore nel complesso percorso messo in scena da Paolo Bielli, artista visuale, performer, poeta, attraverso la giustapposizione di una ottantina di opere, a conformare una sorta di camera picta in cui volti e gesti, foto e spray, si riflettono gli uni negli altri, in quello che l’autore stesso evoca come “un silenzio assordante che ridefinisce la bellezza”.
Di questa sua ricerca, risalente agli anni 1996/97, con una ripresa agli inizi degli anni 2000, annota Paolo Bielli: “ ‘Apnea’ non è solo un’esplorazione estetica, ma una profonda riflessione sulla vulnerabilità e la trasformazione… È un invito a guardare oltre la superficie, a riconoscere la bellezza nella mutazione e nella fragilità, anche quando questa si manifesta come una deriva verso l’autodistruzione”.
Se “riflettere” può essere assunta come la parola-chiave su cui si fonda il fil rouge di “Apnea”, intanto come invito a una “profonda riflessione…a guardare oltre la superficie”; se, al tempo stesso, la stessa “riflessione…oltre la superficie” evoca la funzione degli specchi; un ulteriore latente livello di lettura può emergere dal valore semantico derivante dall’etimologia del verbo “riflettere”, quale voce dotta dal latino “reflectere”, che coniuga il significato di “ripiegare” con il “volgere “(flectere) indietro (re-)”. “Riflessione”, dunque, come un “volgere indietro”.
Se ci si interroga sulle ragioni profonde che possano aver fondato la scelta di Paolo Bielli di proporre per questa personale un ciclo di opere attestanti una fase di ricerca risalente a tre decenni fa, sembra configurarsi qui, alle soglie della maturità, un percorso, un viaggio, un à rebours, in cui le immagini prelevate dalla moda, patinate, poi offuscate e distorte, di volti giovanili si pongono quasi come declinazioni di possibili autoritratti, una sorta di un molteplice riflesso d’artista nello specchio del tempo…alla ricerca della sua verità, invisibile oltre l’immagine rimandata dallo specchio.
Con in più un “effetto Narciso” nello specchio del tempo:
come se l’artista, prossimo alla maturità, riflesso nella perfezione di visi che furono bellissimi, si fosse, se non liberato, pacificato col fantasma di quel Narciso che si cela nell’io profondo, accettando che lo spray del tempo ne abbia rivelato la tragedia della fragilità. Allo stesso modo che il “Narciso ormai ‘liberato’” di Rilke ritrova nel fondo degli “Specchi, spazi di tempo” la forma limpida del proprio volto, laddove, “il poeta-Narciso nell’universo misterioso degli specchi ricompone, infine, la propria figura.” (S. Macrì, cit).
Mentre gli specchi stessi nella seconda Elegia duinese ricorrono come rappresentativi degli angeli, angeli simili a Narciso ma capaci di preservare l’unità del sé.
Così come di un “angelo” è qui l’immagine di un volto, al tempo stesso inizio e fine del percorso.
Anna Cochetti