incontrasto paolo bielli – anna cochetti

CRITICA - maggio 19, 2022 - 0 Comments

Paolo Bielli: “INCONTRASTO”, ovvero dell’effimero movimento…

Effimeri movimenti di vuoti corpi danzanti animano l’“INCONTRASTO” di Paolo Bielli, quasi film d’ombre da lanterne magiche proiettate nel bianco/vuoto dello spazio.

Silhouettes, singole o in coppia – la cui corporeità ha la consistenza delle fiammelle d’anime dantesche, o la realtà irreale dei riflessi del Minotauro nel labirinto di Dürrenmatt – che si dibattono, a fingere un rituale combattimento, che li liberi dal sortilegio o dalla dannazione, dall’involucro o dalle catene, e renda loro la pienezza del loro essere.

Un cerchio al centro, a simulare lo spazio concentrato di un ring, al tempo stesso focus e oculus di un universo rovesciato, abitato e mosso da un centinaio di immagini fotografiche e da una decina di grandi sagome, silhouettes metamorfiche di pugili, uomini e donne e/o fantasmi e demoni, in bianco e nero che, isolate e chiuse all’interno del ring, conducono il loro solitario e inesausto combattimento.

Contro se stesse, il loro doppio e il loro sdoppiamento, in un gioco speculare di identità ricercate inseguite affermate e smentite, comunque coesistenti e inestricabili, quasi in fuga permanente dal ring e più ancora da se stesse, fluide e mobili nella mise en abyme che le fissa sui muri bianchi e da lì le proietta nel centro vuoto dello spazio, di nuovo nel cerchio del ring, come riflessi cangianti di specchi, in una sorta di danza rituale esorcizzante il male da cui rinascere.

Laddove l’“INCONTRASTO” è il nodo concettuale su cui la nuova installazione di Paolo Bielli si fonda, scelta tematica e linguistico-formale di coppie oppositive, a partire dal folgorante bianco/nero, al lacerante pieno/vuoto, al mimetico maschile/femminile, fino al contrasto artista/pugile.

L’“INCONTRASTO” essendo infine la cifra dell’essere artista di Paolo Bielli, il combattimento con se stesso, da vincere costi quel che costi, a riguadagnare la superiore unità del Sé e del Tutto.

Anna Cochetti

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