PAOLO BIELLI “SABBIE MOBILI” AUDITORIUM DI MECENATE

ESPOSIZIONI - giugno 20, 2011 - 0 Comments

20 giugno 2011 ore 12.00 Auditorim di Mecenate Largo Leopardi (Via Mecenate)

Inaugurazione della mostra dei rifugiati politici del Centro Enea di Roma.

In occasione della Giornata Internazionale del Rifugiato.

La Mostra del Ricordo è nata dal desiderio di comunicare per voci e mani il dolore e le speranze che questi ragazzi portano come unico bagaglio quando, fortunosamente, riescono ad approdare sulle sabbie del territorio Italiano.

Raccontare attraverso la sabbia e i colori quello che non si può narrare: la guerra, l’odio etnico e religioso, le mutilazioni del corpo e dell’anima, la paura di morire, il ricordo di chi non è sopravvissuto alle sabbie del deserto e del mare che li ha inghiottiti. Ma anche la speranza di essere approdati in un paese democratico che può offrirgli non solo accoglienza ma l’opportunità di vivere la vita e di poter guardare al futuro senza paura. In questo viaggio di colori e sabbie sicure sono stati accompagnati dall’artista romano Paolo Bielli presente alla 54^ Biennale del Padiglione Italia di Venezia. Da questo incontro è nata una grande amicizia e una fiducia reciproca.

Promossa dall’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale, dalla Commissione Cultura di Roma Capitale e dall’Associazione Culturale Iter, su proposta della Cooperativa Sociale Arte Integrale, la mostra sarà aperta il 20 giugno dalle ore 10.00 alle ore 19.30 e il 21 giugno 2011, dalle ore 10 alle ore 19.

Saranno presenti i ragazzi rifugiati del centro Enea con tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione dell’evento.

“Ciao io sono Aster. Sono nata In Eritrea nel 1984 in un piccolo paese. Avevo 18 anni quando sono scappata dalla guerra con tanti problemi di ragazza.

In Libia mi hanno presa quelli della polizia e portato in prigione per 2 anni. Per la polizia io sono solo una bugiarda cristiana. Per i poliziotti libici sono come un animale. Per loro ero solo una cosa. Per loro io non sono niente.Un giorno c’erano pochi poliziotti e con un’altra ragazza siamo scappate da una piccola finestra. Correvamo tanto, senza respirare, il cuore batteva forte. Poi il mare, la libertà, la terra che ho baciato quando sono arrivata a Lampedusa”.

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